sabato 11 aprile 2009

Boliviano, Temeva di essere espulso,ora rischia la vita

Anna Ghezzi
PAVIA. Rischiare la vita a vent’anni per paura di essere espulso dall’Italia proprio quando il permesso di soggiorno stava per arrivare: Carlos è sudamericano e ha un lavoro da muratore con un capo che aspetta solo il permesso di soggiorno per assumerlo regolarmente, ma ora lotta contro un’appendicite da dieci giorni. Undici per l’esattezza. E’ arrivato all’ospedale il 28 marzo, dopo più di una settimana passata con i dolori di pancia e la febbre tra antidolorifici e antipiretici. Da allora ha subito cinque operazioni chirurgiche e rischia grosso per non essersi presentato subito in ospedale.
L’infezione, infatti, si è propagata, la peritonite ha causato perforazioni e le condizioni sono critiche. Tanto che ieri pomeriggio è stato di nuovo operato, proprio mentre all’ospedale di Brescia un senegalese con un ascesso veniva denunciato ed espulso. La mamma di Carlos, una signora che da sei anni lavora per una famiglia e che ha abbandonato la Bolivia per guadagnarsi un nuovo futuro, racconta: «Mio figlio aveva paura di andare in ospedale, ha voluto curarsi da solo: stava aspettando il permesso di soggiorno e non voleva rischiare di essere espulso proprio ora che con il decreto flussi poteva mettersi in regola». Carlos è arrivato in Italia poco prima del diciottesimo compleanno e non c’è stato un varco nella legge per poter diventare regolare. Dal 2006 ha studiato e lavorato, e appena arriverà il permesso di soggiorno - che aspetta dal 2007 - vorrebbe tornare all’Università: in Bolivia studiava Informatica. Le prime avvisaglie del male sono arrivate il 22 marzo mentre la mamma era in America Latina per fare le pratiche del ricongiungimento famigliare per la figlia sedicenne. Si pensava a un’intossicazione, ma dopo quattro giorni il dolore è aumentato.
Allora la mamma ha mandato un’amica dal figlio e l’ha spinto a rivolgersi a un medico, uno psichiatra fidato. Il medico l’ha convinto che al Pronto Soccorso non l’avrebbero denunciato, e appena arrivato è stato operato d’urgenza la prima volta. Poi ci sono stati altri due interventi, e dopo il terzo è stato trasferito in rianimazione, dove è stato operato ancora mercoledì e ancora ieri. La mamma è rientrata d’urgenza: «Dopo il secondo intervento sembrava andasse tutto bene. Ma poi i medici hanno dovuto rioperare», racconta. Carlos è in queste condizioni perché sospeso nel limbo della clandestinità, in balia di un documento e di regole che continuano a cambiare. Patrizia Monti, dalla direzione medica di presidio del policlinico San Matteo si rivolge agli stranieri con un appello: «State tranquilli, venite a farvi curare, non vi denuncerà nessuno». E continua: «Stiamo lavorando con l’Asl per ampliare la rete di servizi sanitari pensati proprio per gli stranieri».

L'espresso

1 commento:

Alejandro ha detto...

UNITEL TODO EL DIA 24 HORAS
WWW.ALEJANDROELMARTILLO.COM