lunedì 6 ottobre 2008

Coloro che si alzano per la Bolivia e per Evo lo fanno per tutti i popoli e per tutte le epoche



1. Noi, degni abitanti di questo continente, Abya Yala1, lottiamo da secoli per ristabilire il Sumak Kawsay 2 (il buon vivere) che ci è stato sottratto dagli invasori e dai colonizzatori. In ogni epoca essi hanno assassinato i bravi dirigenti e usurpato le ricchezze dei popoli e al colmo della loro avidità hanno violato tutti i diritti umani e quelli della Pachamama3 con la complicità e il sostegno dei membri delle gerarchie religiose, che sono scesi a patti con il potere politico ed economico in tutte le epoche storiche.

2. A 516 anni dall'inizio della conquista del nostro continente, i nuovi invasori e conquistatori stanno cercando di far abortire il nuovo movimento di liberazione in America Latina, e dunque i discendenti degli assassini e degli usurpatori ritornano con le loro politiche neoliberiste provocando nuovi massacri e razzie.

3. L'imperialismo usamericano e i settori oligarchici dell'America Latina suoi alleati cercano di bloccare i processi di liberazione in paesi come Cuba, Venezuela, Bolivia, Ecuador, Paraguay e Nicaragua. Gli oppressori lasciano dunque cadere le loro maschere di agnello per rivelare appieno la propria natura di lupi voraci, pronti a tutto per salvare un sistema politico, economico, sociale e culturale ormai vacillante. La Bolivia è oggi vittima della massiccia offensiva di questi settori che credono di essere i padroni del mondo e intendono appropriarsi per sempre dell'acqua, del gas, del petrolio e della terra che appartengono al popolo boliviano.

4. In Bolivia i gruppi che formano la cosiddetta "media luna"4 sono gruppi fascisti civico-prefettizi, eredi degli uomini che avevano servito Hitler nel suo progetto di morte e che dopo la sconfitta del 1945 sono fuggiti in diversi paesi, tra cui la Bolivia. Questi gruppi sono incapaci di comprendere che è giunta l'ora di restituire ciò che è stato rubato ai suoi legittimi proprietari.

Non sopportano che in Bolivia, per la prima volta nella storia dell'America Latina, il popolo abbia eletto presidente, con più del 53% dei voti, il fratello aymara Evo Morales Ayma, erede delle ribellioni di Tupac Katari, Bartolina Sisa, Tupak Amaru e del Che Guevara; un figlio della Pachamama che si è formato nella rivolta sociale alla luce del fuoco millenario della foglia sacra della coca; un uomo che ha convocato la nuova Assemblea Costituente e ha vinto in modo limpido e valoroso tutte le battaglie; che lotta per una vera riforma agraria in un paese nel quale più dell'80% degli abitanti è povero e che è stato confermato come presidente con il 67,4 % dei voti al referendum del 10 agosto; che ha nazionalizzato le risorse strategiche come il petrolio e il gas naturale; che ha messo in atto delle misure di solidarietà sociale a favore dei diseredati; che con un gesto degno ha espulso l'ambasciatore degli Stati Uniti a La Paz, Philip Goldberg, che cospirava contro la sovranità della Bolivia e non rispettava il diritto all'autodeterminazione dei popoli. Queste e altre misure illustrano l'impegno irrevocabile di Evo a servire il popolo che lo ha eletto e confermato nel suo incarico.

5. Questi settori antidemocratici che non accettano la sconfitta e si disperano all'idea di perdere i propri privilegi hanno promosso il piano di divisione del paese per l'autonomia degli Stati di Santa Cruz, Tarija, Beni e Pando, e hanno messo in atto una nuova fase del loro progetto golpista per mezzo del gruppo terrorista battezzato "juventud cruceñista" (“gioventù di Santa Cruz”), prendendo il controllo delle istituzioni pubbliche. Guidati dal frenetico desiderio di destabilizzare il governo legittimo di Evo Morales, massacrano e uccidono decine di indigeni e di contadini disarmati a Porvenir (Pando), che con il loro sacrificio si aggiungono alle migliaia di eroi e di martiri che hanno dato la vita per la riconquista definitiva del Sumak Kawsay nel nostro continente.

6. Di fronte a questa situazione, in nome del grido d'amore e di ribellione della Pachamama per il bene della giustizia, in nome delle donne e degli uomini che desiderano lasciare ai propri figli e figlie un pianeta in cui vivere in universale fratellanza esercitando il proprio diritto a una vita degna, all'autodeterminazione dei popoli e nel rispetto della coesistenza interculturale e multinazionale, per un mondo giusto e fraterno, facciamo appello a tutte le organizzazioni indigene, afroamericane, contadine, operaie, femminili, ai movimenti sociali e studenteschi, alle reti, agli intellettuali, ai personaggi pubblici, alle amiche e agli amici delle cause rivoluzionarie, perché partecipino all'Incontro internazionale di solidarietà con la Bolivia che si terrà a Santa Cruz, Bolivia, dal 23 al 25 ottobre 2008, per unire le forze e i cuori e testimoniare insieme davanti al mondo che la Bolivia non è sola nella sua lotta.

Perciò facciamo nostre queste parole del presidente Evo Morales :

“Mi sbaglierò spesso – e chi non si sbaglia mai? – ma nella lotta contro la colonizzazione neoliberista non mi sbaglierò mai, non vi tradirò mai”.

(Evo Morales, Umala, 3 maggio 2008)

Appello lanciato da:

* Confederación de Pueblos de la Nacionalidad Kichwa del Ecuador/Confederazione dei popoli di nazionalità kichwa dell'Ecuador (ECUARUNARI) – Ecuador

* Confederación de Nacionalidades Indígenas del Ecuador/Confederazione delle nazionalità indigenene dell'Ecuador (CONAIE) - Ecuador

* Organización Nacional Indígena de Colombia/Organizzazione nazionale indigena della Colombia (ONIC) - Colombia

* Consejo de Todas las Tierras/Consiglio di tutte le terre – Cile

* Movimiento Sin Tierra/Movimento dei Senza Terra (MST) - Brasile

* Vía Campesina - Brasile

fonte: TLAXCALA

1 commento:

Unknown ha detto...

Parole da condividere in pieno!!!
Viva Evo!
Via Bolivia!